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Spazio civico, rispetto dei diritti umani, mobilità, politiche di accoglienza e di lavoro dignitoso, crisi umanitarie e le risposte che (non) sono arrivate dall’Europa. Sono questi solo alcuni dei temi affrontati nell’ottava edizione del Festival Sabir, che si è chiusa a Matera. Durante l’assemblea finale, i promotori (Arci insieme a Caritas Italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma e con il patrocinio di Rai Per il Sociale) hanno lanciato l’idea di una campagna comune per l’abolizione dell’articolo12 del Testo unico sull’immigrazione sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un articolo di legge applicato quasi esclusivamente per criminalizzare organizzazioni che si occupano di solidarietà e diritti dei migranti e non per perseguire i trafficanti.

Dal Festival Sabir a Matera lanciamo ancora una volta il nostro allarme:  serve introdurre vie d’accesso legali e sicure alle nostre frontiere, come è stato fatto per i profughi dell’Ucraina, senza distinzione di origini e nazionalità. Non possiamo e non vogliamo più assistere a ciò che accade al confine tra Polonia e Bielorussia, sulla rotta balcanica e nel Mediterraneo – sottolineano le organizzazioni -. Vogliamo lavorare per contribuire a dar vita a una grande coalizione delle società civili del Mediterraneo che renda possibile un’altra Europa che senza un’alternativa rischia di sprofondare per le sue contraddizioni”. 

La tre giorni ha visto la partecipazione di oltre mille persone, 150 relatori, in presenza e a distanza, per 47 eventi: 25 convegni, 8 formazioni, 5 presentazioni di libri, 4 concerti, 3 proiezioni di film, una mostra fotografica e una video-installazione. Il tutto gestito grazie alla presenza di più di 100 persone tra staff e volontari.

La guerra in Ucraina, i tanti conflitti in tutto il mondo, ci spingono ancora a promuovere legami tra le società civili del Mediterraneo per mettere in campo un’alternativa alla logica dei muri, dell’esternalizzazione delle frontiere, della violenza e della morte – si legge nel documento finale dei promotori -. Molti paesi della sponda sud del Mediterraneo sono ormai luoghi dove i diritti umani, la vita stessa delle persone, sono calpestati da interessi privati e logiche egoistiche. L’UE, i governi, compreso quello italiano, devono promuovere vie legali e sicure che consentano l’accesso regolare in Europa anche e soprattutto ai migranti che cercano un lavoro”.