25 anni di trattenimento: come il Cpr è stato utilizzato per criminalizzare e razzializzare le persone straniere

I Centri di trattenimento per il rimpatrio (Cpr) sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel 1998. Negli anni sono cambiati i nomi (Cpt, Cie, oggi Cpr), i tempi e le modalità di trattenimento, ma la sostanza resta invariata: si tratta di strutture detentive dove le persone straniere vengono trattenute solo perché sprovviste di regolare titolo di soggiorno. Come dimostrato negli anni da report, inchieste, denunce e fatti di cronaca i Cpr sono lesivi della dignità delle persone e dei diritti fondamentali. Sono anche inutili, perché non efficaci per i rimpatri, ed estremamente costosi. Nonostante ciò, ogni governo prevede di volta in volta di aprirne di nuovi. Dopo un excursus storico sulla genesi e l’evoluzione di questi non luoghi, l’incontro approfondirà il funzionamento degli appalti e il ruolo degli enti gestori. Verranno anche analizzate le ultime e più recenti modifiche normative, tra cui quelle che hanno introdotto un elemento ancora più marcato di “etnicità” privilegiando il trattenimento di chi proviene da Paesi terzi con i quali vigono accordi o intese in materia di rimpatri, come la Tunisia. Partendo dalle testimonianze raccolte da chi nei Cpr entra o è entratə e dai dati riportati nei report “Buchi neri” (CILD) e “Trattenuti” (ActionAid e Università di Bari) ragioneremo sugli aspetti problematici e dannosi di queste strutture, che portano tutti verso l’unica conclusione possibile: quella della chiusura immediata e permanente di tutti i Cpr in Italia.

Modera: Marika Ikonomu, giornalista

Intervengono: Marina De Stradis (A Buon Diritto); Fabrizio Coresi (Action Aid); Federica Borlizzi (CILD), Fausto Melluso (ARCI)

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Data e ora

19-04-2024 | 16:00 to
18:00
 

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